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Prima Squadra| Dopo 11 anni in panchina Pizzi va dietro la scrivania, ma sul futuro glissa: «È presto per dire che ci sarà una rivoluzione totale, vediamo…»

Undici anni sono tanti. In termini calcistici, ancor di più nel mondo dilettanstico, possono rappresentare una vera e propria Era, con la e maiuscola. Qui, in casa nostra, quella vissuta da Gianmaria Pizzi alla guida della Prima squadra non può che essere definita così: un’Era. Arrivato in Promozione lascia (forse purtroppo) la squadra in Promozione. Un risultato, questo, che comunque non va per nulla sottovalutato né tanto meno sminuito perché in mezzo c’è stata una crescita netta e costante della società. Con lui in panchina si è passati dal lottare per la salvezza in Promozione a lottare per i posti nell’Èlité del calcio regionale. In mezzo poi non va dimenticata la vittoria in pompa magna di una Prima Categoria e anche l’aver disputato il primo e storico campionato di Eccellenza. Per raccontare ciò che Pizzi è stato ed ha fatto in questa società forse servirebbe un libro. Ma per scrivere un libro ci deve essere un’inizio ed anche un fine, cosa che per il momento non c’è visto che l’ormai ex tecnico monzese ha sì lasciato la panchina, ma resta con noi in una veste nuova, che però sembra già calzargli a pennello visto che sarà il nostro Direttore Sportivo per quanto riguarda la Prima squadra e l’Under 19 regionale A.

Dopo 11 anni vissuti in panchina ad Agrate ecco che per te da oggi inizia un’avventura “nuova”. Certo terminare con una retrocessione forse non è stato il miglior epilogo, però 11 anni fa arrivasti in Promozione e ora lasci la stessa panchina nella stessa categoria che nel mondo dilettantistico non è poco. Ti chiedo cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

«Era da un po di anni, e chi mi è più vicino lo sa, che dicevo sempre che non avrei continuato a lavorare per molto tempo e mi sarebbe piaciuto poi passare dall’altra parte per rimanere in questo ambiente che, per chi ha una passione smisurata, fa fatica ad abbandonare. Questo è stato un anno particolarmente difficile. Questa è stata una decisione che alla società avevo già comunicato qualche mese fa: a prescindere da qualunque risultato sportivo avrei comunque smesso di allenare perché è stato un anno duro. Fare un anno di Eccellenza ad Agrate comporta quattro cinque annate da allenatore in qualunque altra piazza. Poi sicuramente ci sono state delle situazione a livello personale dove il mio corpo mi ha dato qualche segnale e da lì ho capito che dovevo staccarmi dalla quotidianità del campo. La decisione è una decisione che dentro di me sapevo già da diverso tempo».

Il ruolo di DS, poi, non è una totale incognita per te visto che più che un mister in questi anni hai spesso operato come un manager all’inglese. Credi di essere pronto a cimentarti in questa nuova dimensione senza tuta?

«Quando poi la società mi ha proposto questa soluzione, che mi ha fatto molto onore perché il loro primo pensiero è stato quello di non perdermi in un annata dove i risultati sportivi erano molto magri, mi ha reso molto orgoglioso perché qui ad Agrate è arrivata prima la figura umana rispetto a quella sportiva. Dire se sarò pronto per questa nuova veste non lo so… Se ripenso a quando ho iniziato ad allenare e penso al Pizzi oggi vedo un allenatore completamente diverso. In un nuovo ruolo l’unica cosa che so è che ci sarà da imparare tanto. Non è vero che è un ruolo che già mi calza a pennello perché farlo con il marchio di allenatore è diverso. Farò tantissimo errori, specie all’inizio, però sono convinto che è un ruolo che mi dà parecchi stimoli specie dopo un anno come questo, dove si può pensare di ricostruire qualcosa visto che comunque si è persa una categoria importante».

Come detto 11 anni sono tanti, solo Livrieri dell’Arconatese ha una longevità sulla stessa panchina superiore alla tua. Inoltre tra playout, playoff, promozioni e retrocessioni in questi anni ne hai viste tante. Ma se dovessimo soffermarci sui singoli momenti se ti chiedessi di scegliere il più grande rimpianto e la maggiore soddisfazione cosa mi indicheresti?

«In tutti gli anni passati qua come allenatore ho dei ricordi bellissimi, anche in quelli avari di soddisfazioni. Per esempio, io credo che la rinascita dell’Agrate in questi anni è avvenuta quando ci siamo consolidati in Promozione dopo la retrocessione. Quando sono arrivato ad Agrate la società non aveva una stabilità in Promozione. Io questa cosa l’avevo percepita e questo lo percepivano anche i calciatori. Ho sempre ritenuto che fosse importante dare la stabilità che poi è avvenuta, almeno in Promozione. Il rimpianto è stata proprio quella retrocessione, in un girone da 17, dove era cambiato il regolamento sui playout che si giocavano in una partita sola in quel di Vignate dove con 37 punti dovevamo affrontarli da svantaggiati. Eravamo anche andati in vantaggio, ma poi il pareggio del Vignate a 5 secondi dalla fine ci aveva condannato… Quella partita ha, però, dato una forza straordinaria a tutti. Da lì è ripartita l’Agrate fino ad ottenere i risultati che poi negli anni successivi ci hanno portato anche a calcare i campi dell’Eccellenza. Poi non va dimenticata la cavalcata in  quella Prima Categoria vinta stando sempre in testa che è sicuramente un motivo di soddisfazione, così come anche il primo playoff dove venimmo eliminati dall’Arcore pareggiando 1-1 sbagliando anche un rigore a pochi minuti dalla fine. Forse però in quell’occasione non eravamo ancora pronti, ma poi l’anno successivo ci fu una bella annata poi però interrotta dal Covid. Tutti bei momenti, insomma. Ma anche quest’anno, in un’annata negativa dove però ci siamo confrontati con società blasonate e ci hanno fatto capire che il gap tra le due categorie è enorme. E stato un insegnamento che ci ha fatto capire che se un domani si avrà la forza per ritentare serviranno forze diverse rispetto a quelle avute quest’anno».

Adesso però visto che il tuo non è un addio, ma solo uno switch, è giunto anche io momento di capire il “Pizzi DS”. La società ha comunicato che è iniziata la selezione preliminare del nuovo mister e dopo la stagione in molti pensano che anche a livello di rosa si possa andare incontro ad una totale ristrutturazione rossoverde.

«Per quanto riguarda quello che succederà adesso. Chiaro che ora è un momento di fermo perché la stagione è appena finita. La retrocessione può portare momenti di difficoltà, si può pensare anche di ricreare un nuovo ciclo, ma credo che tutto nasca dalla definizione di un nuovo allenatore con cui si parlerà serenamente e si faranno tute le valutazioni del caso. È presto per dire che ci sarà una rivoluzione totale, vediamo. Adesso bisognerà aspettare ancora un po’ prima di poter parlare. Ma una volta definito quel ruolo si partirà a spron battuto per costruire e modellare la nuova rosa». 

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